ingobbio

 

L'ingobbio o engobbio è una tecnica di copertura e decorazione per terracotta e ceramica.

Il termine ingobbio trae origine dal francese engober, «ricoprire con uno strato di terra» ed è comunemente impiegato nel linguaggio tecnico moderno per indicare un rivestimento a base argillosa che ricopre il corpo ceramico. Sebbene le tecniche di lavorazione siano differenti, la composizione e le caratteristiche rimangono simili, quindi il termine “ingobbio” può essere applicato in riferimento alla produzione ceramica dal mondo antico ai nostri giorni.


La necessità di coprire con una superficie non trasparente un corpo ceramico si è concretizzata nella tecnica dell'ingobbio (inglese: slip, francese: engobe, tedesco: eingabe) che consiste in una copertura ottenuta con un miscuglio di argilla. Su questa veniva dipinta la decorazione, fissata da un sottile strato di vetrina prima della cottura. Questo tipo di copertura, già in uso in parecchie civiltà antiche (aree mesopotamiche e del Vicino Oriente nel III millennio a.C.), si diffonde nelle manifatture italiane e, più generalmente europee, a partire dalla fine del XII-inizi del XIII secolo attraverso trasmissione delle tecniche dalle aree bizantine e del mondo arabo. Le prime attestazioni di ceramica ingobbiata emergono in Persia orientale durante il periodo samanide (IX-X secolo). La produzione persiana dura ancora dopo l'avvento della dinastia dei Selgiuchidi (metà XI secolo) spinta da influssi cinesi. Le ingobbiate in Italia giungono con contatti politici e commerciali anche grazie al ruolo assunto dalle Repubbliche marinare, quale ad esempio Venezia che importa la tecnica dalle aree bizantine, utilizzando simili basi tecniche e stilistiche.

L'ingobbio, come composizione chimica, è un composto simile alla barbottina, dalla quale è, però, dissimile alla vista per colorazione.

L'ingobbio è quindi uno strato sottile a base di argilla, di composizione e proprietà fisico-chimiche variabili, che ricopre la superficie del manufatto allo scopo di migliorarne l'aspetto (livella le rugosità della superficie e la nasconde con diversi e più gradevoli colori), offrendo inoltre nuove possibilità per la decorazione, e la funzione, rendendo il pezzo meno permeabile o comunque con un grado di impermeabilità superiore a quella del corpo ceramico sottostante.
La miscela che il vasaio deve stendere sul manufatto deve rispondere a determinate caratteristiche:

  • Densità: non deve essere troppo densa (altrimenti si raggruma), né troppo liquida (altrimenti rischia di inzuppare il manufatto e/o colare in basso).
  • Viscosità: deve essere tale da impedire una sedimentazione troppo rapida dei componenti solidi durante il tempo necessario all'applicazione.
  • Fluidità: deve essere tale da permettere una buona aderenza, un giusto assorbimento del liquido ed un facile scorrimento.

Condizione preliminare all'applicazione è lo “stato di cuoio”, cioè il giusto grado di essiccamento del manufatto: una superficie troppo umida sarebbe quasi priva di porosità, impedendo l'assorbimento del composto. L'ingobbio va quindi utilizzato quando il pezzo da decorare non è ancora del tutto asciutto, proprio così come avviene per l'affresco.

Per precauzione (possibilità che si creino microfratture durante la cottura) il vasaio non ricopre tutta la superficie del vaso, ma lascia alcune zone scoperte (piede o parte sottostante il piede), affinché vapore acqueo e altri gas di reazione possano uscire liberamente.

L'applicazione può essere eseguita seguendo diverse tecniche:

  • Applicazione per immersione: adatta per i manufatti di piccole dimensioni, da immergere rapidamente, e più o meno completamente, nel rivestimento.
  • Applicazione per aspersione: è utilizzata per manufatti di grandi dimensioni difficili da spostare. Consiste nell'aspergere un oggetto con piccole dosi di rivestimento fatto colare dall'alto, coprendo con particolare attenzione bocca, collo e spalla del vaso, girandovi attorno. La parte inferiore del vaso non è accuratamente ricoperta e spesso presenta dei difetti come colature o assenze di rivestimento. A volte i vasi erano rivestiti anche all'interno e in questo caso la miscela veniva versata dentro il collo e il vaso fatto rotolare velocemente per poi essere capovolto e far defluire il rivestimento in eccesso. Spesso sono visibili anche le impronte delle dita degli artigiani.
  • Applicazione a pennellatura: tecnica impiegata per manufatti di pregio, decorati e non decorati, dove la precisione è regola assoluta (di preferenza il vaso è collocato sopra il tornio). Si ricorre alla pennellatura anche per i manufatti che abbiano una superficie talmente ricca di curve e di incavi da richiedere attenzioni particolari: se si procedesse con l'immersione o l'aspersione, gli incavi si riempirebbero ostacolando l'uniformità dello strato

Vi aspetto nel mio laboratorio a Roma, in Viale Appio Claudio (vicino al Parco degli Acquedotti ed a Cinecittà, tra la via Appia e la via Tuscolana) presso l'associazione culturale "La Ghianda". Facilmente raggiungibile anche con la metropolitana (tra le fermate di Subaugusta e Giulio Agricola).

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